Sea Bones
Ricercatori in ambito biomedico studiano gli esoscheletri di esseri marini, conchiglie, aculei di ricci di mare, ossi di seppia, per rifare le parti di ossa umane mancanti. La compatibilità di questi elementi, apparentemente diversi tra loro, dimostra come vi sia in realtà una relazione sostanziale tra uomo e natura. Il nostro scheletro è composto da fosfato di calcio, il marmo e le conchiglie da Carbonato di Calcio, una sostanza molto simile e trasformabile. Lo stesso materiale è alla base della vita dei primi organismi esistiti sulla terra, il minerale era sparso in un brodo primordiale che ha dato avvio anche alla sfera dell’organico.
Il progetto fonde attraverso la fotografia il micro e il macro della materia, sovrapponendo i vari strati di realtà in una possibile nuova alleanza. Ciò che è possibile ora è assimilare l’appartenenza di umano e naturale a un unico mondo di relazioni. Intercambiabili tra loro, le fotografie sfruttano il supporto trasparente, rivelando questa compatibilità anche attraverso la vista e favorendo, con il materiale traslucido, una moltitudine di immagini captate differenti: palpabili o immaginarie.
Le immagini sono raccolte con il microscopio ed altri dispositivi, in collaborazione con l’Ing.Gabriela Graziani, ricercatrice dell’istituto Ortopedico Rizzoli e il Prof.Enrico Sassoni dell’Università degli Studi di Bologna.
Progetto selezionato per Giovane Fotografia Italiana #09 – POSSIBILE
BIO
CATERINA MORIGI
(Lugo, RA,1991)
Caterina Morigi vive e lavora a Bologna. Ha studiato allo IUAV di Venezia e all’Université Paris8-Saint Denis. Si laurea nel 2013 con la tesi “Cosa devo Guardare” (relatore Guido Guidi), indagando il rapporto tra essere umano e paesaggio. Sin dagli anni di formazione, si muove per residenze artistiche in Italia e all’estero, tra cui a Spira (GR) per la mostra personale “Siamo umani non progressioni geometriche”, a Parigi per “Seuils Sensibles”, a Napoli alla Fondazione Archivio Casa Morra. Nella sua pratica comprende spesso la collaborazione con centri scientifici (LAMA–Laboratorio dei materiali antichi dell’Università IUAV) e attualmente con i ricercatori dell’Istituto Ortopedico Rizzoli e dell’Università di Bologna. La ricerca di Caterina Morigi si concentra sulle declinazioni della materia, mantenendo l’attenzione verso i suoi aspetti meno evidenti, talvolta celati all’interno. Per affrontare la sostanza delle cose, si serve di uno sguardo ravvicinato, osservando l’effetto del tempo sulle forme, in superficie e in profondità, facendo in modo che l’opera sia sempre dipendente dalle sue trasformazioni fisiche e connessa con lo spazio circostante, da cui proviene, in maniera sensoriale e di significato. La sua pratica prevede l’inclusione, alla maniera dei flussi carsici, di riferimenti dal passato, dalla storia dell’arte e dell’architettura e la sovrapposizione di organico e inorganico per sondare la futura relazione tra uomo e natura.