RADICI

“Ho iniziato fotografando il giardino di casa.
Cercavo qualcosa che mi fosse vicino.
Anche oggi continuo a fotografarlo, non riesco a farne a meno.
Ho fotografato anche lontano da casa, con lo stesso sguardo.

Fotografavo Radici.

Sono risalito in macchina verso la Val Cannobina, valle in cui vissero i miei nonni, in cui crebbe mia madre, dove io trascorsi la mia infanzia.
L’ho fatto perché anche lì ho un bel giardino. È stato un flusso di coscienza durato all’incirca un paio d’anni, dal 2015 al 2017. Ho iniziato fotografando l’orto di casa e le piante del mio giardino. Cercavo qualcosa che fosse vicino e l’ho fatto parlando di quel presente.
È un racconto autobiografico, plastico e libero. È un lavoro istintivo, inconscio, ma non per questo meno coerente e logico. Anzi, in molti casi è stato rivelatore.

Radici è un progetto che è nato come autoanalisi e, come per ogni autoanalisi, non è un teorema e non c’è una soluzione. È soltanto un racconto.”

Progetto presentato in Giovane Fotografia Italiana #07 | ROPES / CORDE

BIO

Fabrizio Albertini
(1984)

Diplomato in Regia e Produzione al Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive, Lugano, le sue serie fotografiche sono state esposte, tra gli altri, ad Aperture Foundation, New York, SK Stiftung Kultur, Colonia.

I suoi lavori sono stati selezionati dal Festival Internazionale del Film di Locarno.

Pubblica, per la casa editrice Skinnerboox, i libri fotografici The Mecca of Coney Island, 2014, Diary of an Italian Borderworker, 2016 e per la casa editrice Witty Kiwi il libro Radici, 2018, con cui viene premiato per l’Unveil’d Photobook Award.


fabrizioalbertini.com