Pasqyra e Lëndës (Sommario)





Questo progetto, fatto di immagini frammentarie che ho scattato negli ultimi sei anni tra l’Albania, la Grecia e l’Italia, viene qui presentato come una metafora che invita lo spettatore a riflettere sulla circolarità del tempo e della storia, tra la sovrapposizione di geografie disparate e l’intimità di un paesaggio complesso e meditativo, che paradossalmente fa nascere il conflitto tra generazioni in perpetuo movimento.
Concentrandomi sulla politica e sul paesaggio, desidero richiamare l’attenzione sul significato della diaspora e sul suo impatto sull’ambiente. In questa serie di fotografie, atmosfere sublimi appaiono e scompaiono, alcuni luoghi sono stati trasfigurati, in altri troviamo rituali che mostrano una tensione all’interno del paesaggio, offrendo un doppio sguardo e costruendo insieme una sorta di archeologia della memoria dimenticata dell’esilio.
L’esule è una figura distaccata, sfugge alle coordinate del tempo, è continuamente fuori sincrono, espulso dalle terre ancestrali, questa figura esotica incarna una realtà che si forma a partire da memoria dislocata, aprendosi alla creazione del mito che riposa da qualche parte tra la verità e la distorsione. E il ricordo diventa il sarcofago da cui emergono strutture amorfe che lacerano lo spazio del visibile, e il sudario bianco della carta fotografica si trasforma qui nella somma di utopie vissute e raccontate mille volte, ombre che naufragano sulla spiaggia della memoria come il relitto di una nave.
Progetto presentato in Giovane Fotografia Italiana #12 | UNIRE / BRIDGING
BIO
Erdiola Kanda Mustafaj

Erdiola Kanda Mustafaj è un’artista visiva italo-albanese. Nella sua ricerca artistica combina con estrema fluidità immagine, video, scrittura e suono, ripercorrendo la travagliata storia del suo Paese in una narrazione che si intreccia con la tradizione orale, il mito e la fiaba, offrendo una visione personale del patrimonio spirituale dell’Albania.
Le sue opere si articolano principalmente in un rapporto profondo con lo spazio, e la sua trasformazione, in cui la materia prima e l’uomo creano una connessione, inseparabile,
modellandosi a vicenda senza gerarchie di valori. L’atto fotografico diventa quindi un processo intimo, una metamorfosi delle forme in relazione allo spazio e al tempo, guardando soprattutto ai diversi modi in cui incarniamo la memoria.
Nel 2019 ha esposto ad Arthouse e al Marubi National museum of photography in Albania e più recentemente ha partecipato alla residenza tenuta da Photoxenia in Grecia, sostenuta dalla G&A Mamidakis Foundation. In 2024 è stata finalista al Ardhje Contemporary Art Prize in Tirana e nel 2025 ha inaugurato una solo exhibition at Kunst-im-kreuzgang, Bielefeld (Germany). Attualmente fa parte della masterclass Reflexions 2.0.