PAESAGGI
Oggi si considera il paesaggio come qualcosa di dinamico, in continua evoluzione e, di conseguenza, difficilmente definibile.
Poiché strettamente legato all’azione dell’uomo e delle sue attività sul territorio, la maggior parte delle alterazioni di un paesaggio consegue a modifiche fisiche per:
- sostituzione (si modifica completamente, ad esempio con la costruzione di una periferia urbana ove erano campi coltivati);
- per immissione (si inseriscono trasformazioni che non lo modificano totalmente, ma che stonano con ciò che rimane del paesaggio precedente);
- per abbandono (un paesaggio non più curato si modifica per il degrado del soprassuolo: edifici, manufatti, vegetazione).
In alcuni casi l’alterazione di un paesaggio dipende dall’uso che si fa del luogo.
Le alterazioni d’uso si hanno quando, pur essendo le modifiche fisiche limitate o nulle, si usa un luogo in modo improprio.
Attraverso i tanti segni che gli uomini, anche senza volerlo, hanno lasciato nel territorio è possibile rintracciare il loro passato storico: tracce del loro vivere, delle attività, del modo di comportarsi nella natura. Più ci avviciniamo al presente, più le tracce si fanno numerose e facili da interpretare.
Progetto presentato in Giovane Fotografia Italiana #02 | CAMBIARE
BIO
GIUSEPPE MALDERA
(Bari, 1986)
Laureato in Ingegneria Ambientale e del Territorio, presso il Politecnico di Bari, da diversi anni conduce una ricerca fotografica sul paesaggio pugliese e lucano focalizzando la propria indagine sui segni dell’attività antropica nel territorio. Si avvicina alla fotografia nel 2006 e segue per diversi anni le attività del Laboratorio di Fotografia del Politecnico di Bari sotto la guida dell’urbanista e fotografo Michele Cera. Ha partecipato a diversi workshop tenuti da autori italiani (Giovanni Chiaramonte, Marco Zanta, Massimo Sordi) e stranieri (Simon Roberts) ed esposto i suoi lavori in varie mostre collettive (tra le quali “Architetture del Mondo”, “Hybrid Spaces” “Tirana Fields”, “Sin_Tesis Lab#3” e alt re).