Valeria Cherchi, artista di Giovane Fotografia Italiana #06, è artista del mese del GAI – Associazione per il circuito dei giovani artisti italiani, partner di GFI dalla sua nascita.

Il GAI attraverso il suo sito giovaniartisti.it promuove la carriera di Valeria Cherchi.

L’artista nel 2018 è stata selezionata tra i finalisti di Giovane Fotografia Italiana, con il progetto Some of You Killed Luisa. Lo scopo è quello di provare ad analizzare e capire la complessa struttura del fenomeno dei rapimenti in Sardegna, avvenuti tra il 1960 e il 1977.

Oggi, dopo due anni, il progetto diventa un fotolibro e viene pubblicato dalla casa editrice the Eriskay Connection, a cura di Federica Chiocchetti, fondatrice di Photocaptionist.

Nei diciotti capitoli che formano il libro, Valeria attraverso l’accostamento di parole e immagini porta il lettore ad una riflessione diversa. I testi sono composti dalle testimonianze dei processi avvenuti, e le immagini fanno parte di un archivio di famiglia, che ha scattato lei stessa durante la sua ricerca.

Some of You Killed Luisa 

In Some of You Killed Luisa Valeria Cherchi prova a decifrare la complessa struttura del fenomeno dei rapimenti di persona che ha colpito la Sardegna. Sua terra natale e dove tra gli anni ’60 e ’90, quasi 200 persone furono rapite a scopo di estorsione.

Il 16 giugno 1992 la parte superiore di un orecchio umano viene ritrovata da un prete su una strada di montagna in Barbagia, Sardegna centrale. Nel frattempo, un ragazzino, Farouk Kassam, trascorre il quinto mese in una grotta nascosta. È tenuto prigioniero da un gruppo di sconosciuti mascherati. Ha solo sette anni e circa la stessa età di Cherchi. Come la maggior parte dei bambini, anche lei ha il terrore di essere allontanata dalla sua famiglia. Undici anni dopo, Luisa Manfredi è stata uccisa a colpi di arma da fuoco sul balcone del suo appartamento. Aveva 14 anni ed era figlia di Matteo Boe, il rapitore di Farouk. Nessuno è mai stato accusato o condannato per il suo omicidio, il che rimane un mistero fino ad oggi.

Dopo diversi anni di ricerca sul campo, interazione con le comunità locali, ricerca negli archivi multimediali e video della sua famiglia, presenta una storia caleidoscopica. Mescola foto, fotogrammi video e un record della sua ricerca, dove si mescolano ricordi, osservazioni sociologiche e antropologiche.

Due linguaggi, quello della fotografia contemporanea e della scrittura, che insieme costituiscono un nuovo genere di narrazione. «Sebbene io sia molto ancorata al racconto della verità” –  commenta Valeria – “ritengo che le immagini non debbano necessariamente descrivere il fatto come è avvenuto ma possono parlare anche in un’altra maniera a chi le osserva, incuriosendo e guidando verso la riflessione. La scrittura invece, rappresenta l’approfondimento, la rottura del silenzio, sia in questo caso che in tanti altri contesti».


valeriacherchi.com

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