L’esposizione open air che coinvolge gli artisti di Giovane Fotografia Italiana presentata a Reggio Emilia e disponibile dal 31 maggio
Per poter riflettere sul momento che stiamo vivendo e riattivare la relazione necessaria che l’arte ha con lo spettatore, per circa due settimane a partire dal 31 maggio attraverso un lungo e ampio percorso cittadino, percorribile in bicicletta o a piedi, il Comune di Reggio Emilia ha deciso di trasformare i cartelloni pubblicitari, in veri e propri display espositivi.
Prende vita così “Spazio libero. Immagini per riabitare la città”, una grande installazione open air, a cura di Ilaria Campioli e Daniele De Luigi, dedicata ai nuovi protagonisti della fotografia nazionale under 35.



Le immagini fotografiche degli undici giovani artisti coinvolti nel progetto, tutti provenienti dall’esperienza di Giovane Fotografia Italiana, assumono una nuova vita nello spazio esterno.
Avviene una metamorfosi, un dialogo con i nuovi luoghi che queste immagini sono chiamate ad abitare. Questi display espositivi ci raccontano dei mesi passati, ma ci coinvolgono anche nella riflessione su un nuovo futuro da costruire assieme, ricordandoci che fotografare il mondo è anche un modo per capirlo.
Il modo di fruizione delle mostre cambia: l’arte esce dalle sedi espositive si riappropria così dello spazio pubblico.
Queste immagini escono dagli schermi che hanno principalmente abitato in questi ultimi mesi, ci guardano, ci interrogano, facendoci passare da semplici consumatori ad osservatori capaci di attivare lo sguardo ed i pensieri.
Un progetto in cui le visioni dei giovani fotografi ci accompagnano nel ripensare un mondo nuovamente abitabile.
Gli artisti
I progetti di Domenico Camarda, Emanuele Camerini, Marina Caneve, Tomaso Clavarino, Lorenza Demata, Irene Fenara, Luca Marianaccio, Luca Massaro, Iacopo Pasqui, Vaste Programme (collettivo composto da Leonardo Magrelli, Alessandro Tini e Giulia Vigna) e Martina Zanin.
Tutti mettono al centro le dinamiche relazionali di questi ultimi mesi, l’attesa, la lontananza dalla persone care, la perdita ma anche la speranza per un futuro in cui i temi dell’ambiente sono sempre più presenti e al centro del dibattito.
Spazio Libero by Max Casacci
La fruizione del percorso espositivo è inoltre accompagnata dalle note della playlist creata in esclusiva su Spotify da Max Casacci.
Musicista, compositore, autore, produttore, direttore di festival, operatore culturale e chitarrista fondatore dei Subsonica.
Il percorso
Luca Marianaccio | Via Dante Alighieri
“I miei sogni non rimangono a casa.“
Luca Marianaccio

Il percorso prende il via dai Chiostri di San Domenico, luogo dell’annuale appuntamento con la mostra collettiva Giovane Fotografia Italiana. È su via Dante Alighieri che trova posto “I miei sogni non rimangono a casa”, la prima parte della grande installazione Spazio Libero, dedicata alle visioni di Luca Marianaccio, uno dei protagonisti dell’edizione 2019 di GFI. Per l’occasione ha riflettuto sul ruolo che le immagini rivestono nella narrazione di una personale condizione ipocondriaca che trova nello spazio onirico nuove prospettive e immaginari.
Emanuele Camerini | Via Matteotti
“Ci siamo fermati ad ascoltare il vento, e nel vento ci siamo ritrovati.“
Emanuele Camerini

La seconda zona ampiamente interessata dal progetto è quella di via Matteotti, che diventa sede dei lavori di Emanuele Camerini, che con l’intimo e poetico progetto restituisce le sensazioni e le attese del tempo sospeso della quarantena visto dagli occhi del figlio Zeno.
Irene Fenara | Via Matteotti
“Extraordinary Appearances.“
Irene Fenara

Nella stessa area troviamo Irene Fenara, artista bolognese che lavora sulle immagini delle telecamere di videosorveglianza. Offre alla città “Extraordinary Appearances”, una serie di scatti sugli spazi di cui il regno animale si è riappropriato durante il lockdown.
Domenico Camarda | Viale dei Mille
“Waithood: la costante attesa di tempi migliori“
Domenico camarda

Tornando sulla circonvallazione si incontra il progetto “Waithood” di Domenico Camarda. Una riflessione visiva su quella fase della vita che scorre in sospeso tra l’adolescenza e l’età adulta, permeata di incertezza e attese e che porta a una spasmodica ricerca di stabilità.
Lorenza Demata | Viale Timavo
“Don’t have much to say today.“
Lorenza Demata

Continuando a percorrere l’anello che cinge il centro storico ci si imbatte in “Don’t have much to say today”, il progetto di Lorenza Demata che occupa la zona di viale Timavo e Piazzale Fiume, con una serie di scatti realizzati durante la quarantena mostrando quei paesaggi domestici che insieme alla lentezza delle giornate spingono a una riconnessone intima con sé stessi e col tempo, percependosi in relazione con l’esterno.
Tomaso Clavarino | Piazzale Fiume
“Come una sorta di amara malinconia.“
Tomaso Clavarino

Protagonista dell’edizione 2018 di Giovane fotografia italiana, il fotografo torinese Tomaso Clavarino accompagna il visitatore nel tratto di circonvallazione fino all’incrocio con via Guasco con il progetto “Quarantine Ballad”, una ballata campestre prodotto delle settimane di lockdown vissute nel tempo sospeso del Basso Monferrato. Il progetto è stato pubblicato recentemente sulle pagine del “Washington Post”.
Luca Massaro | Via Verdi
“Foto grafia.“
Luca Massaro

La seconda deviazione del percorso porta il visitatore sul lungo Crostolo, nel tratto di via Verdi che è destinato ad accogliere l’installazione di Luca Massaro, giovane reggiano che partecipò all’edizione 2016 di Giovane Fotografia Italiana e che in questa sede presenta “Foto grafia”, una ricerca site specific concentrata sullo spazio invisibile che separa una fotografia dalla sua didascalia e le immagini dalle parole.
Martina Zanin | Via Guasco
“Siamo la ferita ma anche la cura.“
Martina Zanin

Il percorso di Spazio libero prosegue, tornando sulla circonvallazione, con gli scatti di Martina Zanin che porta sulle strade di Reggio Emilia Take care, una riflessione sul legame tra uomo e natura in cui la bellezza diventa progressivamente provocazione.
Marina Caneve | Caserma Zucchi
“The Shape of Water Vanishes in Water”
Marina Caneve

In prossimità della Caserma Zucchi trovano posto le visioni di Marina Caneve, premio per la Giovane Fotografia Italiana 2018, che attraverso il progetto “The Shape of Water Vanishes in Water” crea un parallelo tra questo momento storico e la fase dell’adolescenza intesa come momento della ricerca emotiva di un equilibrio con gli altri e col mondo.
Iacopo Pasqui | Caserma Zucchi
“Io comunque voglio lo stesso l’estate e noi felici che ci fotografiamo sulla spiaggia come il giorno del tuo compleanno”.
Iacopo Pasqui

La stessa zona ospita i lavori di Iacopo Pasqui, vincitore dell’edizione 2019 dello stesso premio, che partecipa con una selezione di immagini intime e forti che ha come titolo una poesia ispirata dai giorni della quarantena “Io comunque voglio lo stesso l’estate / e noi felici che ci fotografiamo sulla spiaggia / come il giorno del tuo compleanno”.
Vaste Programme | Via Dante Alighieri
“What colour are your eyes?“
Vaste Programme

Chiude il percorso ad anello che torna al punto di partenza attraverso via Piave il progetto “What colour are your eyes?” firmato dal collettivo romano Vaste Programme, che parla di identità e identificazione, sia in modo intimo che in un senso più ampiamente politico.
L’incontro
Nel cuore del centro storico c’è infine uno spazio in cui tutti i progetti si incontrano e dialogano tra loro, un concentrato delle visioni che è possibile incontrare percorrendo la mostra: il voltone di via della Croce Bianca, un piccolo gioiello centralissimo e intimo, come il cuore pulsante dell’intera operazione.




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