Intervista a Daniele De Luigi e Ilaria Campioli, curatori di Giovane Fotografia Italiana, il progetto ideato dal Comune di Reggio Emilia che dal 2012 porta in mostra artisti under 35 del territorio nazionale.

Daniele De Luigi è curatore di Fondazione Modena Arti Visive, dove si occupa di arte e fotografia contemporanea. Ha curato diversi progetti per Fotografia Europea e, dal 2012, la rassegna e il premio Giovane Fotografia Italiana. È docente di Pratiche installative presso la scuola di fotografia Fondazione Studio Marangoni di Firenze, di cui è membro del Comitato scientifico.
Ilaria Campioli si occupa principalmente di fotografia e arte contemporanea. Ha lavorato per il Museo del Louvre, per la Collezione Maramotti e per diversi anni ha seguito le mostre del festival Fotografia Europea. Per il festival ha curato diversi progetti, alcuni dei quali dedicati ai libri fotografici.

Come nasce l’idea di Giovane Fotografia Italiana e come si è sviluppata fino ad oggi?

Ilaria Campioli:

« GFI nasce dalla volontà del Comune di Reggio Emilia di creare uno spazio dedicato ai giovani artisti che utilizzano la fotografia. A partire dalla public call fino alla mostra finale, l’idea è quella di offrire occasioni di visibilità – anche internazionale – e di dialogo ai partecipanti. Nel corso degli anni, l’esperienza di GFI ha portato alla creazione di una vera e propria “famiglia”, un gruppo di artisti legati da un approccio trasversale, complesso e diversificato alla fotografia.»

Come si sceglie il tema della call di Giovane Fotografia italiana e con che criteri si allestisce la mostra del premio?

Daniele De Luigi:

« Il tema della call è da sempre una declinazione del tema generale del festival Fotografia Europea nel cui programma rientra GFI. Cerchiamo sempre un titolo che non sia eccessivamente restrittivo, trattandosi di una call che si propone di intercettare i migliori talenti emergenti, ma sia sufficientemente mirato sia su un argomento distintivo della ricerca contemporanea, sia su un modo di intendere l’uso dell’immagine. La selezione è ovviamente frutto di sensibilità dei diversi membri della giuria, il compito dei curatori è quello di trovare le assonanze tra gli artisti, tirare le fila e creare un percorso che metta il visitatore in condizione di costruire un senso complessivo attraverso le diverse visioni degli artisti. »

Che cosa del tuo background ti ha portato ad apprezzare la fotografia contemporanea?

Daniele De Luigi:

« La passione per la fotografia è giovanile e il mio percorso di studi universitario mi ha portato a fare una tesi di laurea in Storia della Fotografia. È stato però con l’opportunità di organizzare mostre e lavorare con gli artisti che il mio interesse si è spostato sulla fotografia contemporanea, in stretto legame con le ricerche artistiche attuali: ho scoperto che è un medium “polimorfico, polifonico e polivalente”, come ha detto Jeff Wall, capace di recepire i grandi temi del presente e metterli in gioco con un linguaggio che sa essere diretto ma al contempo complesso. »

Ilaria Campioli:

« Nel periodo trascorso a Parigi ho avuto la fortuna di lavorare all’organizzazione di una grande mostra dal titolo L’œil-écran ou la nouvelle image curata da Régis Michel, che aveva come obiettivo quello di presentare un centinaio di opere video appartenenti alla produzione più recente in cui il tema dello sguardo era di fondamentale importanza. Lo sguardo, la visione e la complessità delle immagini sono aspetti che ho ritrovato anche negli anni trascorsi al festival Fotografia Europea, che mi ha permesso di entrare in contatto con alcune fra le esperienze più significative legate alla fotografia contemporanea. In particolare mi interessa la “natura” dell’immagine e la sua applicazione nella vita quotidiana, nella vita delle persone. »

Quali possono essere le opportunità del panorama italiano per i giovani artisti?

Daniele De Luigi:

« Rispetto ad alcuni anni fa, credo che le opportunità, a partire da quelle formative, siano aumentate. L’uso della fotografia è pienamente accettato in ambito artistico, anche in Italia, e questo ha dato accesso a numerosi bandi, premi, occasioni espositive, residenze e committenze. Certo resta un percorso difficile e che talvolta può indurre a scoraggiarsi, ma gli spazi ci sono se si conoscono i propri obiettivi. Oggi poi si possono sfruttare professionalmente le proprie doti di fotografo senza che il mondo dell’arte ti guardi con sospetto, perché molti steccati sono caduti.»

Ilaria Campioli:

« Stiamo attraversando un momento estremamente complicato che ha un forte impatto soprattutto sulle giovani generazioni. Per questo mi sembra che la creazione dell’archivio di Giovane Fotografia Italiana sia un significativo passo in avanti nell’offrire nuove occasioni di visibilità anche grazie alle partership internazionali legate al progetto. GFI è nato in collaborazione con il GAI – Associazione per il circuito dei giovani artisti italiani, che da anni sostiene il lavoro dei giovani artisti con una rete importante che abbraccia tutta l’Italia.»

Avete qualche consiglio per gli artisti che vogliono o che hanno intrapreso questo percorso?

Daniele De Luigi:

« Essere sovversivi, rimettere sempre tutto in discussione, se stessi per primi. Saper essere versatili e flessibili, ma senza accettare compromessi sulle proprie idee. E non chiudersi nel mondo della fotografia ma aprirsi a quello più ampio, senza confini, delle arti e della cultura: anche se la fotografia continua ad avere per certi versi una propria specificità, è solo nella contaminazione che diventa veramente interessante e apre la strada alle opportunità migliori.»

Ilaria Campioli:

«É davvero difficile dare dei consigli, soprattutto in un momento come questo. Dai contatti e dal confronto che ho avuto con gli artisti in questi ultimi mesi mi sembra che ci si stia concentrando soprattutto sulla ricerca, lo studio, la riflessione. La scorsa primavera, alla fine del lockdown, abbiamo organizzato una mostra open air negli spazi dei cartelloni pubblicitari della città dal titolo “Spazio Libero”. Agli artisti che ne hanno preso parte, tutti provenienti dall’esperienza di GFI, abbiamo proprio chiesto di condividere con noi le riflessioni, i temi e gli aspetti che ritenevano essere più importanti del momento appena trascorso. Ne sono emerse riflessioni molto significative e profonde, stimoli e punti di partenza per ripensare il futuro assieme.»


Iscriviti alla nostra Newsletter per rimanere aggiornato